sabato 1 ottobre 2011

Il cacciatore di tesori

Appollaiata su uno scoglio osservavo un uomo che imbrigliava il vento, che sapeva governare gli istinti della natura.
Ero lì a fare i conti con i refoli di borino che ingrigivano la superficie del mare profondo della Baia di Sistiana.

Occhi scuri e capelli nerissimi, una camicia bianca che si gonfiava d’orgoglio sotto i colpi del vento mentre guardavo lontano, dietro all’ orizzonte per cercare ancora cielo.
Gli chiesi perché mai tracciasse a mano libera … e lui mi rispose che la vela si fa con la testa e l’esperienza.
Con il gesto di chi vuole beffarsi delle “moderne” regole matematiche mi spiegò che il punto più critico della costruzione di una vela è nella tracciatura, nel creare un disegno che deve essere perfetto per quel, e solo quel tipo, di imbarcazione, perché sia proporzionale alle misure dello scafo e delle alberature.
Come la vita. Come la propria storia che può avere il vento amico, come fa l’uomo che comanda e calca il legno della tolda della sua nave vita.
Fu così che decisi di diventare cacciatore di tesori, perché molti hanno una grande conoscenza delle zone di un mondo vecchio con un “impiego fisso” ma pochi si avventurano all’ esterno. Questi ultimi sono pronti ad affrontare i rischi, le bestie feroci, le bande di mutanti, gli altri cacciatori che li snobbano e sanno di dover correre il rischio di non essere pagati per l’ultimo lavoro…